LA MORTE NON È NIENTE
La morte non è niente.
Sono solamente passato dall'altra parte:
è come fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l'uno per l'altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare;
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un'aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,
di quelle piccole cose che tanto ci piacevano
quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:
pronuncialo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:
è la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore,
ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami:
il tuo sorriso è la mia pace.
Sant Agostino
Arriva per tutti prima o poi un
momento in cui una persona a noi cara viene a mancare, andando via per sempre
dalla nostra vita e lasciando un vuoto insormontabile che getta la nostra
esistenza in un profondo stato di angoscia.
Perdere qualcuno che amiamo è un
dolore immenso che stravolge radicalmente la nostra vita, ognuno di noi reagisce
in modo differente ai lutti facendo entrare in campo sentimenti i più
differenti: rabbia, shock, paura, angoscia, disperazione, incredulità. Questi
sentimenti, sebbene siano molto travolgenti, sono reazioni normali davanti ad
un processo di perdita importante ed è importante accoglierli come parti normali
del processo di elaborazione e permettersi dunque di provarli, inclusa la
sensazione di stare impazzendo.
Tendenzialmente con il termine
lutto ci riferiamo ad un distacco conseguente ad una morte. In realtà ogni
transazione psicosociale significativa, come la separazione, il divorzio, mette
in moto dei veri e propri processi di lutto.
Elaborare il lutto significa
avviare un processo di comprensione piena della perdita, di recupero del valore
e dell’affetto che il legame con la persona che viene a mancare ci ha regalato
e di riacquisizione di fiducia nel legame con un altro essere umano nonostante
la possibilità che questo essere umano venga a mancare.
IL MODELLO DI ELABORAZIONE DEL LUTTO PIÙ NOTO IN PSICOLOGIA PREVEDE
CHE UN ESSERE UMANO AFFRONTI NORMALMENTE
CINQUE FASI A SEGUITO DELLA PERDITA DI UNA PERSONA CARA.
Fase della negazione o del rifiuto. E’ la fase in cui
evitiamo e neghiamo la realtà della perdita, è come se non ce ne rendessimo
conto. In questa fase capita di pensare a quanto successo e stranirci, sentirci
come se fossimo in un sogno e prima o poi ci sveglieremo. Questo meccanismo ci protegge dal provare
emozioni che, in quel momento, riteniamo essere intollerabili. Inizialmente
questo meccanismo è funzionale e ci aiuta a “prenderci del tempo” per
organizzarci ma alla lunga, se non si evolve in meccanismi più maturi, la
negazione della realtà può assumere connotati patologici e richiedere un
intervento professionale.
Fase della rabbia. In questa fase cominciano a manifestarsi
quelle emozioni intense e difficili che abbiamo evitato nella fase precedente.
La fase della rabbia è la fase in cui ci pensiamo che ciò che ci è accaduto sia
ingiusto e sbagliato, ci arrabbiamo con chi ha “permesso” che la persona alla
quale volevamo bene morisse (in alcuni casi medici, sanitari, parenti) e
meditiamo vendetta. E’ una fase critica nel processo di elaborazione del lutto
in quanto molto spesso è il momento di massima richiesta di aiuto della persona
ma allo stesso tempo non sempre e non automaticamente il paziente è
sufficientemente pronto ad accogliere l’aiuto. Spesso le emozioni di rabbia e
una condizione di chiusura rispetto alla possibilità di risoluzione prevalgono
sul resto.
Fase della contrattazione. E’ la fase in cui riprendiamo in
mano la nostra vita e “negoziamo” con noi stessi e con gli altri in quali
progetti possiamo ancora investire nonostante la perdita e nonostante il
dolore. E’ la fase in cui la rabbia comincia a scemare e si affacciano alla
coscienza emozioni di tipo depressivo miste a piccoli momenti di speranza nel
futuro in cui sentiamo di voler “salvare il salvabile”.
Fase della depressione. Rappresenta il momento di autentica
presa di coscienza della perdita, il momento in cui ricordiamo le cose belle
vissute con la persona cara e la disperazione per tutto ciò che non rivivremo
più diventa palpabile. Ci rendiamo conto di quante cose di noi sono state
“plasmate” da chi non c’è più e il pensiero della perdita ci fa sentire
sconfitti e disperati.
Fase dell’accettazione. Quando riusciamo a dare un senso a
quanto è successo, a inscrivere la perdita nell’ordine naturale delle cose, a
trattenere e ricordare quanto di buono è accaduto sopraggiunge la fase
dell’accettazione. Durante questa fase
possono sempre e comunque essere presenti livelli di rabbia e depressione, che
però sono di intensità moderata
Purtroppo , non sempre e non per
tutti è possibile portare a termine il processo di elaborazione del lutto in
tempi rapidi e in modo positivo. Può accadere in alcuni casi di restare
bloccati per lungo tempo, senza riuscire ad accettare l’accaduto e poter
proseguire il cammino della propria vita.
Vivere un lutto, implica la
necessità di dover affrontare e sentire tutta una serie di sensazioni negative,
che riguardano il dolore, la tristezza e la disperazione per l’accaduto. Questo
dolore è talmente forte che alcune persone per evitare di star male, o per
esser forti davanti agli altri, cercano di reprimere queste emozioni così difficili e dolorose cercando di
dimostrare di aver superato il lutto e
tutto ciò che esso comporta. Il problema
è che in questo modo ottengono l’effetto contrario; AUMENTA LA TENSIONE PSICOLOGICA E VIENE RALLENTATO IL PROCESSO DI
ELABORAZIONE DEL LUTTO.
Quelle che dovrebbero essere le
manifestazioni di un lutto normale si acutizzano e diventano croniche e se non
sono capite in tempo e affrontate adeguatamente, possono trasformarsi in un
lutto patologico, caratterizzato da apatia, indifferenza totale, insensibilità
agli stimoli e al dolore. É molto
frequente e sottovalutata la scoperta che alla base di un profondo malessere
esistenziale o di vere e proprie patologie mentali, vi sia un lutto irrisolto,
questo può pesare sulle generazioni successive, che a loro volta diventano le
eredi di un profondo dolore affidatogli inconsapevolmente dai propri cari.
Riuscire a identificare la
presenza di una mancata elaborazione del
lutto, può aiutare la persona portatrice del malessere a dare un senso a ciò
che sta vivendo e a proseguire il processo di elaborazione che sino a quel
momento si era arrestato. L’esito positivo di questo percorso permetterà
all’individuo di poter riattivare le proprie energie e riuscire a proseguire il
proprio percorso di vita che si era
dolorosamente arrestato.
Il processo di elaborazione del
lutto si completa con il superamento del
dolore acuto (nonostante episodi di tristezza e senso di perdita si potranno
ripresentare ancora per moltissimo tempo) e con l’accettazione che quella
persona non tornerà e che la persona amata e ormai persa diventa parte del
nostro mondo interiore e quindi, in un
certo senso, non la perderemo mai.
Dott.ssa Fabiola Fanzecco
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